Le materie sociali e previdenziali sono state oggetto, da parte dell’attuale maggioranza di Governo, di non pochi interventi nel 2024, attraverso la manovra di Bilancio appena varata.
Si tratta di interventi numerosi, talvolta sperimentali e comunque tutt’altro che strutturali. L’impressione che ne deriva è che essi siano diretti, il più delle volte, a contenere la spesa e generare risparmi e, altre volte, quando espansivi, presi in uso nel tentativo di imprimere un carattere identitario alla manovra stessa e alle politiche di cui essa è espressione.
In questo senso vanno intese infatti le misure in favore delle famiglie, della genitorialità e delle donne con figli. Per queste ultime è previsto, ad esempio, se lavoratrici, l’esonero totale dei contributi previdenziali (per il triennio 2024-2026) e, se pensionande, importanti “sconti” sui requisiti richiesti per accedere alla pensione. Di contro, importanti risparmi deriveranno invece, ad esempio, dall’inasprimento dei requisiti richiesti per accedere ai trattamenti pensionistici e dal ricalcolo di alcuni di essi (con particolare riferimento a quelli dei contributivi puri e a quelli dei medici e di altri lavoratori del pubblico impiego), oppure dalla rivisitazione, ancora una volta al ribasso, del meccanismo di adeguamento delle pensioni all’inflazione.
Più in particolare nella Legge di Bilancio è da segnalare l’estensione al primo trimestre 2024 del contributo straordinario previsto a beneficio dei titolari di bonus sociale elettrico e il rifinanziamento sia della misura “carta dedicata” per l’acquisto di beni di prima necessità da parte di soggetti che presentino determinate condizione reddituali, sia del Fondo di garanzia per la prima casa destinato alla concessione di garanzie su mutui ipotecari. Per l’anno 2024, inoltre, il canone di abbonamento alla televisione per uso privato viene ridotto da 90 a 70 euro.
A favore delle famiglie sono previste nuove risorse per il pagamento delle rette degli asili nido mentre, come già accennato sopra, per il periodo 2024-2026, per le donne lavoratrici dipendenti del settore privato e pubblico con contratto a tempo indeterminato, che abbiano tre o più figli, fino al compimento del diciottesimo anno del figlio di età inferiore, è prevista la riduzione del 100 per cento dei contributi previdenziali a carico della lavoratrice, fino al limite massimo annuo di 3.000 euro. Per il medesimo periodo 2024-2026, tale esonero è riconosciuto anche alle lavoratrici madri di due figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, fino al compimento del decimo anno di età del figlio di età inferiore. L’esonero non è riconosciuto per i rapporti di lavoro domestico.
Una misura migliorativa è inoltre prevista in materia di congedi parentali, mentre, sul fronte pensionistico, gli interventi sono di tutt’altro tenore.
In merito è previsto anzitutto che per l’accesso al pensionamento di vecchiaia dei cosiddetti. “nuovi iscritti” (coloro cha hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1° gennaio 1996), il trattamento non debba essere inferiore a 1 volta l’assegno sociale (503,27 euro nel 2023) e non più 1,5 volte (754,905 euro). Tale misura, apparentemente favorevole per il pensionando, rischia di produrre e incentivare l’erogazione di pensioni ai limiti della sussistenza e di ignorare, di fatto, il principio costituzionale di adeguatezza delle prestazioni pensionistiche.
Per il resto, in materia di pensioni, si assiste ad una serie generalizzata di inasprimenti dei requisiti richiesti per l’accesso ai trattamenti. Ciò in riferimento tanto alle pensioni anticipate, ancora una volta, per i “nuovi iscritti” (con l’aumento del requisito di importo di 2,8 volte l’assegno sociale), quanto per l’accesso a “Quota 103” e all’APE sociale.
Rientra concettualmente in ambito pensionistico anche la perequazione dei trattamenti, per la quale, nel modificare le novità dal medesimo Governo introdotte l’anno scorso, è previsto, oltre ad un risparmio complessivo di circa 1,3 miliardi, il seguente meccanismo di rivalutazione per il 2024:
Le pensioni insomma, da grandi assenti nelle prime stesure della manovra, sembrerebbero assumere un ruolo da protagoniste, ma in negativo, nella Legge di bilancio per l’anno appena iniziato.