La scuola immancabilmente terminava a Giugno e coincideva sempre con l’inizio della mietitura.
La valigia era pronta da qualche giorno, la nonna materna ci aspettava come di consueto per l’evento della trebbiatura e la raccolta della frutta pregiata, che consisteva prevalentemente in fragoline piccole profumatissime, pesche molto grandi dalla polpa gialla e fichi che quasi seccavano nella pianta prima di essere raccolti.
Nella valigia portavamo due paia di calzoncini corti, un numero imprecisato di magliette, un abito di cotone a quadretti o fiorellini e, custodito in un sacchetto di lino, l’abito della domenica con relativa sottogonna, guanti di cotone, calzini e sandali.
In un angolo della valigia, veniva riposto il sacchetto con i gettoni telefonici. Certo, gettoni telefonici, utili alla rituale chiamata serale alla mamma.
L’abitazione della nonna non era provvista di telefono così ogni tardo pomeriggio mi recavo con un cugino più grande al bar del paese provvisto di cabina telefonica e per non disturbare troppo portavo tre gettoni presi dal famoso sacchetto portato in valigia, rassicuravo la mamma che tutto andava bene e rientravamo per cena.
Mi sentivo emancipata nel compiere questo rituale, i cuginetti e amici di giochi mi chiedevano come fosse parlare da lontano e credo mi invidiassero un pochino, alcuni mi chiedevano anche di poter vedere i gettoni e tenerli in mano stupiti che, grazie a quel piccolo oggetto si potesse compiere la magia della comunicazione.
Ho continuato per molti anni a passare con la nonna e dalla nonna Carlotta periodi estivi che ricordo con grande gioia e trasporto.
Più tardi il bar del paese aggiornando l’attività e per dimostrare iniziativa commerciale ad un certo punto ha messo a disposizione un jukebox. Non portavo nella valigia il sacchetto con i gettoni per ascoltare la musica dal jukebox ma cercavo di risparmiare le lire per la colletta che ci permetteva di selezionare le tante canzoni che ascoltavamo dopo cena.
Avevamo diverso gusto musicale, ricordo le infinite discussioni su chi ci piacesse maggiormente tra i Beetles o i Rolling Stone e ogni gettone infilato nel juke box ne decretava un punto a favore.
Il gruppo ora era composto dalle solite amichette e cugine di giochi, dai soliti cugini. Si erano un poco defilati i ragazzi. Alcuni di loro adolescenti lavoravano già e alla sera dovevano rientrare presto per affrontare il lavoro del giorno dopo, partecipavano poco alle scelte musicali. Ricordo però che se si parlava di argomenti più pragmatici o di sport erano molto partecipi. Di calcio e ciclismo sapevano tutto così come di cosa seminare per avere un vantaggioso raccolto, costruzione di case e allevamenti vari.
Recentemente ho dovuto scegliere se acquistare gettoni, usare la carta o inserire moneta per la lavanderia. Sono cambiati i tempi e la tecnologia ci da risposte diversificate ai vari bisogni.
I ricordi assalgono all’improvviso e, a volte prendono forte il cuore.
La recente scelta alla lavanderia mi ha portata a fare un confronto con la necessità indispensabile del passato e come l’uso del gettone telefonico sia diventato obsoleta visto che in ogni abitazione esista non solo il telefono e che l’uso del cellulare sostituisce non solo il telefono fisso ma lo rende unico riferimento per moltissime attività, parlarci, vederci, riprenderci, dialogare, espletare molti servizi e attività che, se ripeso al sacchetto di gettoni, rimango allibita dalla profonda trasformazione tecnologica.
La tecnologia ci aiuta indiscutibilmente ma quanto e cosa concediamo in cambio a questo ‘benessere’?
Non so se i giovani sono in grado di fare e dare una giusta valutazione ai sentimenti che vengono modificati o disattesi nel rincorrere solo e sempre all’uso dei media. L’uso fuori ogni controllo dello strumento che spesso sentono indispensabile e insostituibile. Il cellulare rende liberi e autonomi? responsabili?
Il sacchetto con i gettoni nella valigia per me è stato il lascia passare verso un percorso di autonomia e responsabilità, il cellulare è uno strumento da usare, importante è averne sempre un positivo controllo.
Maria Rosa Battan
(Racconti di VerEtà)