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Pensionati e insieme: una nuova fase da riscoprire


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Pensionati e insieme.  Più tempo da passare insieme o un carico per la coppia? Cosa succede dopo la pensione in una convivenza è un tema delicato, per questo abbiamo chiesto alla nostra psicologa di VerdEtà Chiara Volpicelli un suo punto di vista sul tema. Ecco cosa ci ha detto:

Un tema importante, sempre attuale, ma prima di andare avanti, tre domande che intervengono quando si parla di coppia adulta:

  • Si è insieme da poco o da tanto tempo?
  • Ci sono figli ormai adulti e fuori casa?
  • Ci si occupa dei nipoti?

La prima considerazione, infatti, è l’età dei partner, che fa tutta la differenza del mondo sulle aspettative della coppia su sé stessa. Si sta insieme per mille motivi, uno dei quali è la paura di morire e di morire da soli. Il tempo passato insieme è un’altra variabile fondamentale che gioca il proprio ruolo sul livello di stanchezza/pretesa/desideri nei confronti dell’altro. Mi sono rassegnato/a ai difetti del partner? Temo di non trovare qualcun altro/a che mi voglia bene? Amo questa persona?

Ogni storia è a sé ma il bisogno dell’altro – come soggetto con cui condividere desideri e sogni – è proprio della nostra specie, diventa problematico quando l’altro è il compensativo delle proprie mancanze. I partner si scelgono e poi diventano coppia per due fattori: il primo è legato al piacere generato dalla compagnia dell’altro, alla stima reciproca, agli stimoli che si generano e all’intimità che tutto ciò crea grazie alla condivisione del proprio esistere e la fiducia reciproca che si instaura.

Il secondo fattore è lo stereotipo dominante della coppia, determinato da una dinamica: accade che nell’altro si cerchi una certa tipologia di persona, con delle specifiche che ripropongono una dinamica disfunzionale vissuta nel passato ma da cui non ci si riesce a separare. Classico quando lui interpreta il ruolo di figlio e lei di madre, lui il salvatore e lei la persona da salvare, lei irraggiungibile e lui schiavo e geloso ecc ecc. Esistono altre dinamiche ovviamente, spesso si capovolgono per cui uno interpreta il ruolo dell’altra, a seconda delle situazioni. 

Più la coppia è consapevole di queste dinamiche, più è facile trovare soluzioni per uscirne, gli anni trascorsi insieme possono essere un vantaggio in questo senso, lasciando spazio allo sviluppo del primo fattore. Più la coppia è inconsapevole e non lavora per superare questi stereotipi, più la convivenza sarà una prigione da cui, per bisogni disfunzionali, non si riesce a scappare. La sessualità è spesso una cartina tornasole dei due fattori, racconta come la coppia si sia evoluta e su cosa ha basato la propria relazione nonché l’intimità che ne deriva. Anche qui non esistono ricette, la qualità della relazione trova una propria strada sulla quantità e la modalità di stare insieme.

La comunicazione è spesso la via più battuta per affrontare le problematiche di coppia, aggiungerei anche la vicinanza fisica, importantissima per comprendersi aldilà delle parole, nell’intimità appunto. La condivisione di azioni pratiche è un’altra chiave di sviluppo del primo fattore: “fare” cose insieme unisce e avvicina.

Come sempre la misura si deve cercare e trovare, provando e riprovando, la solitudine è importante per rigenerarsi e lasciare crescere lo spazio di mancanza dell’altro così da poter avvertire dentro di sé l’esigenza di vicinanza del partner.