Sono oltre 2,2 milioni le famiglie italiane nel 2024 in condizione di povertà per un totale di 5,7 milioni di individui. E’ quanto emerge dal Rapporto ISTAT sulla povertà in Italia pubblicato ieri. Di questi oltre 900 mila sono anziani.
Nel 2024, secondo l’Istat, la povertà in Italia resta su livelli elevati, ma sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente. Si tratta di una fotografia che conferma tuttavia come molte persone continuino a vivere con risorse insufficienti per coprire i bisogni essenziali.
Il rapporto evidenzia anche il legame tra istruzione, lavoro e povertà: quando la persona di riferimento ha solo la licenza elementare, il rischio di povertà è oltre tre volte superiore rispetto a chi ha almeno un diploma. Allo stesso modo, tra le famiglie con persona di riferimento disoccupata l’incidenza raggiunge il 21,3%, mentre si ferma al 5,8% tra quelle con persona ritirata dal lavoro, cioè i pensionati.
Ed è proprio qui che emerge un dato importante: la povertà tra le famiglie con persona di riferimento di 65 anni o più resta inferiore alla media nazionale, ma non per questo trascurabile. Nel 2024 l’incidenza è pari al 6,7%, un valore stabile ma che rappresenta comunque 918mila over 65 in povertà assoluta. Si conferma inoltre una relazione inversa tra povertà ed età: le famiglie più giovani risultano più esposte, mentre tra gli anziani la pensione continua a svolgere un ruolo protettivo.
Le coppie anziane sono la categoria meno colpita, con un’incidenza del 4,4%, due punti in meno rispetto alle coppie più giovani. Ciò dimostra che, pur con importi spesso modesti, la pensione resta una risorsa stabile e un argine contro la povertà. In molti casi, il reddito del pensionato contribuisce anche al sostegno dei figli e dei nipoti, diventando una base di sicurezza per l’intera famiglia.
Tuttavia, la stabilità dei numeri non deve far dimenticare le difficoltà quotidiane. Gli anziani soli o con pensioni basse sono particolarmente vulnerabili: l’aumento dei prezzi di beni e servizi essenziali, dalle bollette ai farmaci, erode il potere d’acquisto e riduce la qualità della vita. L’ISTAT segnala che l’intensità della povertà, cioè quanto la spesa delle famiglie povere si colloca al di sotto della soglia minima, è rimasta alta (18,4%) e in aumento nel Mezzogiorno.
Il rischio, per molti pensionati, dunque è quello di scivolare in una povertà “silenziosa”, fatta di rinunce e isolamento. È per questo che associazioni come CNA Pensionati richiamano l’attenzione sulla necessità di politiche più mirate di sostegno al reddito, servizi sociali di prossimità e interventi che tengano conto della crescente incidenza della spesa sanitaria sugli over 65.
L’Italia è un Paese che invecchia e, se la pensione rimane una garanzia di stabilità, va comunque difesa nel suo valore reale. Contrastare la povertà degli anziani non è solo una questione economica: significa garantire dignità, salute e partecipazione a una parte fondamentale della nostra società.