Il neosegretario di Cna Pensionati Mario Pagani si presenta agli associati e illustra le sue priorità: sanità e pensioni
“Sono orgoglioso di raccogliere un’eredità importante. Sono stato preceduto da due segreterie forti e incisive, quelle di Beatrice Tragni e di Filippo D’Andrea, che hanno consolidato il ruolo di
CNA Pensionati garantendo crescita e visibilità. Soprattutto hanno dato l’avvio a un processo di maggiore integrazione con la Confederazione”. Così Mario Pagani, dal 4 luglio scorso segretario
nazionale di CNA Pensionati, anticipa le sue prossime mosse.
Perché è importante viaggiare verso una maggiore integrazione tra CNA Pensionati e la Confederazione?
Perché l’autonomia è senz’altro un valore aggiunto ma l’autoreferenzialità è negativa. Sono convinto, però, che CNA Pensionati stia avendo, avrà, un ruolo trainante nella costruzione
di quel grande soggetto capace di rappresentare gli interessi generali dell’Italia quale la Confederazione ambisce a essere.
Quale CNA Pensionati eredita?
Un’associazione dai numeri molto importanti, che conta circa 230mila soci (ai quali arriva la copia della nostra Verdetà regolarmente; ndr) e che oltre alla forza dei numeri può vantare
la capacità, a esempio, di essersi saputa ritagliare spazi importanti nella rappresentanza unitaria. Al Cupla, il Coordinamento unitario dei pensionati del lavoro autonomo, ha saputo imprimere una notevole spinta sul fronte della rappresentanza, in special modo quando, qualche anno fa, proprio con la segreteria di Beatrice Tragni, CNA Pensionati ne ha assunto la presidenza, contribuendo a conferire all’organismo reputazione e autorevolezza.
Reputazione e autorevolezza che servono, eccome, anche nel confronto con la politica. Sul tavolo quali sono i temi più caldi da affrontare nel prossimo futuro?
I soliti di sempre: pensioni e sanità, sanità e pensioni.
D. Cominciamo dalla sanità. Non è più la migliore del mondo?
Non so se la nostra sanità sia, o sia stata, la migliore del mondo. Queste classifiche non mi interessano. E ancor meno interessano ai nostri pensionati. Ma da troppi anni, per una serie di cause più o meno motivate che in questa sede è inutile ripercorrere, la sanità subisce regolarmente tagli anche consistenti. Per questo l’impegno sulla sanità non coinvolge solo la terza e la quarta età, dev’essere un impegno collettivo. Gli anziani sono però i più esposti su questo fronte: in Italia l’invecchiamento è crescente e spesso non è un invecchiamento in salute. Nel frattempo i reparti di geriatria negli ospedali hanno perso posti letto in maniera massiccia senza che venissero potenziati i servizi geriatrici, a cominciare da quelli mirati alla prevenzione.
D. Tutto da bocciare, quindi, nella sanità italiana?
R. Neanche per idea. Nelle emergenze, di fronte a grandi patologie, il nostro sistema funziona ma è nell’ordinarietà che dà il peggio, invece. Nel corso della prossima assemblea di fine
novembre affronteremo proprio questo tema, con l’intento di presentare qualche proposta in merito.
D. Infine, la previdenza…
R. La fiammata inflazionistica scoppiata alla fine del ’21, che ancora si allunga su beni e servizi di prima necessità, ha provocato una ingente perdita nel potere d’acquisto soprattutto dei percettori di reddito fisso, come i pensionati con gli assegni meno consistenti. Purtroppo i sostegni ai più anziani nel nostro Paese sono poco consistenti, a differenza di quanto accade altrove in Europa. Ora, forse non siamo ancora nelle condizioni di introdurre, anche in Italia il sistema di riduzione del carico fiscale in proporzione all’aumento dell’età, ma perlomeno non vorrei che ci trovassimo anche quest’anno a registrare il mancato adeguamento delle pensioni al crescente costo della vita per sopperire ad altre incombenze, com’è già capitato in passato. I nostri pensionati (e noi con loro) non lo sopporterebbero.