In principio fu un inserto di ‘Artigianato è’, la rivista ufficiale degli artigiani della CNA. Altri tempi, primi anni 80, con una economia al galoppo e le piccole imprese che fiorivano come in un campo di margherite a primavera. Un mondo in cui i corpi intermedi e i sindacati contavano, crescevano e la comunicazione attraverso la carta stampata era il must per essere vicini ai propri soci.
C’erano ancora i giornali di partito, l’Unità, l’Avanti, Il Secolo d’Italia e la CNA aveva la sua sede proprio accanto a una delle Basiliche romane più belle: Santa Prassede. ‘Verde Età’ fece il suo esordio nel 1990 con una veste fortemente sindacale. Si autodefiniva il ‘periodico dei pensionati’ edito dalla FNAP CNA, ovvero la CNA Pensionati di allora.
Il periodico era guidato, quale direttore editoriale, dal Segretario storico, Otello Rendina, con una linea sindacale tosta e pagine di economia, previdenza, sanità e anche diritti sociali. Pubblicava articoli di inchiesta per denunciare ingiustizie o cattive gestioni e poi ricette, consigli sul cinema, lettere (vere e cartacee spedite dai pensionati associati), indicazioni sui libri e una rubrica sui cari vecchi dischi in vinile, ormai reperti storici incisi di parole e sentimento.
A guardare le copie, ottimamente rilegate in volumi e oggi a disposizione nella sede nazionale di CNA Nazionale, traspare ancora la cura, l’imprinting della CNA e la sua capacità artigianale, con i vecchi colleghi all’opera e in grado di sfornare un prodotto giornalistico di tutto rispetto in oltre 150/155 mila copie.
Badate bene, negli anni ottanta e primi anni novanta fare una rivista di 50 pagine proprio come oggi, fuori dalle stanze di una redazione vera e senza gli strumenti di un giornale, non era roba da poco. I computer o non c’erano o erano agli albori. Negli anni ottanta si scriveva con la cara vecchia Olivetti lettera 33 e poi, successivamente, con ingombranti computeroni che rappresentavano una mera traduzione elettronica della macchina da scrivere o poco più.
Dunque quei numeri erano davvero una fatica. Si mettevano insieme gli articoli stampati e se ne faceva un plico da consegnare alla tipografia a cui solo negli anni novanta venne aggiunta anche la versione elettronica. Gli articoli venivano mandati tutti ordinati, in sequenza, altro che le odierne mail da poter mandare di giorno in giorno o il PDF finale (il file che si manda in stampa) prodotto on line e modificabile a nostro piacimento anche dieci volte di fila.
In tipografia, poi, si assemblava tutto, il grafico costruiva la rivista insieme a chi se ne occupava, ovvero il capo ufficio stampa storico della CNA, Giancarlo Festa, che ne aveva la responsabilità come direttore dal punto di vista giornalistico. Ci si spostava quel giorno fisicamente ‘a chiudere la rivista’ direttamente in tipografia. E alla fine di una lunga tirata si mandava in stampa. Altri tempi, risultati straordinari con mezzi lontani anni luce da quelli odierni.
La VerdEtà attuale, testata che oggi compie cento numeri, nacque nel lontano 2006 e per lungo tempo le cose continuarono più o meno così, nonostante le nuove tecnologie cominciassero la loro rincorsa esponenziale passando per i siti on line, i social e la versione digitale.
Nel frattempo VerdEtà cresceva diventando più grande e più strutturata. Con i restyling del 2012, 2015 e 2022 la rivista ha preso la forma che oggi i nostri lettori conoscono con la collaborazione di una redazione composta anche dai responsabili pensionati del territorio, una tiratura di circa 205mila copie e l’impegno diretto di un team di giornalisti dell’Ufficio Stampa CNA che si coordinano con il Segretario di CNA pensionati in carica.
Da allora la rivista è diventata un prodotto, sì sindacale, ma anche giornalistico: il luogo di interviste e contributi di personaggi prestigiosi del mondo economico, sociale, politico. Per citare i più famosi: abbiamo ospitato e intervistato costituzionalisti come Sabino Cassese, professori e intellettuali come Luca Ricolfi, Vittorino Andreoli, Luciano De Crescenzo, Domenico De Masi, Mario Tozzi, Paolo Crepet, Massimo Cacciari, Carlo Cottarelli, Fabrizio Maronta. E poi politici come Emma Bonino, gli allora ministri in carica del Lavoro e delle Politiche sociali e della Salute Giuliano Poletti e Roberto Speranza.
Dietro l’angolo, non molto più in là di domani, ci aspetta l’intelligenza artificiale. Chissà come si trasformerà ancora una volta la nostra VerdEtà. Continuerà sicuramente a essere lo specchio dei nostri pensionati associati, ma intanto facciamogli tanti tanti auguri di vero cuore!