In un mondo che cambia alla velocità della luce e va dritto, di gran carriera, verso la rivoluzione dell’intelligenza artificiale, parlare del rapporto fra anziani e nuove tecnologie non è più solo una delle opzioni possibili. Anzi.
Ci sono ancora milioni di pensionati e anziani che fanno fatica a usare gli strumenti digitali necessari oggi per fare cose indispensabili come pagamenti e bonifici on line, richiesta certificati, Spid e cosi via.
In Italia, infatti, essere anziani e digitali non è ancora la norma. Secondo i dati più recenti, solo il 42% degli over 65 utilizza regolarmente Internet. Il divario è evidente se si guarda alle competenze digitali di base: appena il 19,3% degli italiani tra i 65 e i 74 anni possiede le abilità minime per navigare online, gestire email o usare applicazioni quotidiane.
Numeri che ci posizionano ben al di sotto della media europea, dove il 55,6% della popolazione tra i 16 e i 74 anni ha competenze digitali adeguate (fonte: ISTAT, Adiconsum, Accademia del Levante).
Eppure, mai come oggi, la vita quotidiana passa dal digitale: dallo SPID ai servizi sanitari online, dal pagamento delle pensioni all’accesso alle banche, fino alle prenotazioni mediche e al bonus sociale per la bolletta. Per molti anziani, questi strumenti rappresentano più una fonte di frustrazione che di autonomia.
Tra burocrazia e isolamento digitale
Per accedere a un servizio pubblico ora serve un’identità digitale, ma attivare lo SPID richiede competenze (e pazienza) non da tutti. In molte zone d’Italia — specie rurali o interne — la mancanza di sportelli fisici, di connessioni veloci e di supporto umano rende l’accesso alla burocrazia sempre più difficile per chi non ha dimestichezza con la tecnologia.
Certo, restano e spesso ci sono, figli e nipoti (soprattutto) disponibili a dare una mano. E ormai l’inversione fra generazioni di chi insegna cosa a chi, è undato di fatto. Una volta erano i nonni che tramandavano ai nipoti i frutti della propria esperienza. Oggi, appunto, per stare al mondo occorrono le competenze dei nativi digitali o, al limite, di chi queste ultime le ha apprese successivamente.
La reazione: corsi, progetti, volontariato
Non mancano però segnali positivi. In diverse regioni italiane sono partiti progetti di alfabetizzazione digitale dedicati alla terza età. Tra i più noti c’è Nonni su Internet, dell’associazione Fondazione Mondo Digitale, che ha lungamente collaborato in vari progetti con CNA Pensionati.
In particolare lo scambio fra vecchie e nuove generazioni era legato alle competenze degli artigiani (i nonni) e quelle digitali ( i ragazzi). Nonni su Internet è attivo da oltre 15 anni e, appunto, mette in contatto studenti delle scuole superiori e anziani per un tutoraggio reciproco.
In Emilia-Romagna, il progetto Pane e Internet (finanziato con fondi regionali e organizzato dalla Regione stessa) ha coinvolto migliaia di over 60 in corsi pratici su smartphone, app, SPID e navigazione sicura. Anche enti locali, università e associazioni dei consumatori offrono sempre più corsi per insegnare agli anziani a “non avere paura” della tecnologia.
E in molti Comuni, sono proprio i giovani volontari del Servizio Civile a fornire supporto concreto: attivano lo SPID, insegnano a usare il fascicolo sanitario elettronico o aiutano a prenotare una visita specialistica.
Una sfida per il futuro
Il tema è diventato anche politico. Con la Legge delega 33/2023, il Parlamento ha posto le basi per una riforma del welfare anziani, che include esplicitamente anche l’alfabetizzazione digitale e il cohousing intergenerazionale. Si tratta, ora, di passare dalle parole ai fatti.
D’altra parte, il potenziale è enorme. L’insieme dei prodotti e servizi per la terza età è un asset dell’economia che vale miliardi e potrebbe diventare uno dei motori economici del futuro. Ma perché ciò accada, è fondamentale che gli anziani non restino tagliati fuori dal mondo digitale.
Tecnologia a misura di anziano
La sfida, dunque, non è solo insegnare agli anziani a usare la tecnologia. È progettare tecnologie più semplici, intuitive e accessibili. È garantire connessioni veloci anche nei piccoli comuni. È mantenere, dove possibile, sportelli fisici per chi non può — o non vuole — digitalizzarsi del tutto.