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Un vecchio welfare per un paese vecchio


Varie

Da una parte un Paese che invecchia, dall’altra un sistema di welfare ormai superato, che non riesce a rispondere alla domanda di assistenza della popolazione più anziana, lasciando spesso le famiglie a gestire in solitudine situazioni al limite.

A delineare i contorni di una situazione che rischia di trasformarsi in una strada senza uscita sono due lavori, non collegati fra loro. Si tratta dell’ultimo report dell’Istat sulla popolazione italiana – secondo il quale al 1° gennaio 2021 i residenti in Italia che avevano compiuto i 75 anni di età erano oltre 7 milioni – pari all11,9% della popolazione – e dello studio “Digitale, locale, integrato. Il futuro del Welfare in un Paese che invecchia”, realizzato da BCG (Boston Consulting Group) e Jointly. Il dossier, pubblicato a giugno, pone invece l’accento sullinadeguatezza, in termini di risorse, delle attuali politiche di assistenza. Nel 2010, avverte lIstat, i cittadini italiani con unetà superiore ai 75 anni erano circa 5 milioni 900 mila.

A fare le spese dell’inadeguatezza del sistema, e non solo in senso figurato, sono le famiglie, chiamate a fronteggiare la parte più pesante del carico assistenziale, compresi i costi che ne derivano.

Per l’Istat il 47,8% degli ultra 75enni soffre di tre o più patologie croniche. Si vive di più, è vero, ma la qualità della vita spesso è messa a dura prova da malattie che non consentono di condurre unesistenza autonoma, come testimonia lo studio di Bcg e Jointly, secondo il quale oggi un italiano su quattro ha più 65 anni nel 2040 si arriverà a uno su tre – e l’85% degli over 75 fa i conti almeno con una malattia cronica. Sono circa tre milioni gli anziani che hanno bisogno di aiuto per le “semplici” esigenze quotidiane. Riuscire a prepararsi un pasto, vestirsi, e a volte anche provvedere alla propria igiene personale può rivelarsi una missione ardua, se in casa non cè un familiare o una persona di fiducia. In Italia la spesa pubblica per la non autosufficienza, come si legge nello studio di Bcg e Jointly, attualmente è di circa 31 miliardi di euro (pari all1,75 del Pil). Una cifra inferiore di 24 miliardi rispetto a quanto si spende in Francia, Germania e Regno Unito. Una differenza che nel 2065 se non cambieranno le attuali politiche di welfare salirà a ben 53 miliardi di euro.

Con gli attuali stanziamenti solo il 15% delle necessità di assistenza trova una risposta. Il resto è a carico delle famiglie, e degli oltre sette milioni di persone che si occupano con amore e dedizione di genitori, mogli e mariti, e a volte anche di figli che hanno bisogno di assistenza, spesso rinunciando ad aspirazioni di carriera e in molti casi, a una fetta importante della vita privata e di relazione. Oggi li chiamano caregiver, e ben il 38% di loro ha manifestato difficoltà nella gestione del doppio ruolo, quello di lavoratore e quello di custode di un familiare in difficoltà.  Senza sottovalutare che la spesa sostenuta dalle famiglie per far fronte a queste necessità di assistenza ormai ha raggiunto i 136,6 miliardi di euro.

Sempre secondo lo studio di Bcg e Jointly il 17% dei caregiver arriva a spendere anche diecimila euro l’anno per assicurare un’assistenza adeguata a familiari in difficoltà. Il 30% di loro ha dichiarato di dedicare almeno 14 ore a settimana alla cura di una persona cara in condizioni di non autosufficienza. Complessivamente, più della metà dei caregiver intervistati ha riferito di aver dovuto impegnare risorse proprie per garantire assistenza a parenti e congiunti, dal momento che i sussidi sono sufficienti a coprire solo il 5% delle richieste.  “In termini di servizi si legge nel report – la maggioranza dei caregiver è costretta a fare da sé (38%) o a comprare dal privato (33%), sempre che se lo possa permettere. Il settore pubblico viene scelto mediamente solo dal 25% dei caregiver. Le principali limitazioni riguardano la lentezza nellerogazione, le complessità burocratiche e la mancanza di risorse”. In Italia la disponibilità di posti letto in Rsa è del 60% inferiore alla media Ocse.

Numeri spaventosi, a fronte dei quali secondo Filippo DAndrea, segretario nazionale Cna Pensionati,“diventa più urgente accelerare il processo di approvazione della legge delega per il nuovo welfare e il sistema nazionale per la non autosufficienza”.