Sempre meno anziani in Italia si vaccinano. Il dato è diffuso dal Ministero della Salute. Che si tratti dell’influenza stagionale o dei richiami contro il COVID‑19, la copertura vaccinale tra i meno giovani sta diminuendo anno dopo anno, e la tendenza preoccupa medici, epidemiologi e istituzioni sanitarie. Infatti, con l’influenza alle porte, il pericolo che si sottovaluti uno strumento di prevenzione importante, sopratutto per le fasce più fragili, è tangibile.
Durante la pandemia da COVID‑19 l’attenzione degli over 65 verso i vaccini aveva raggiunto livelli altissimi. In quegli anni si era registrato un picco storico: ad esempio, nella stagione influenzale 2020‑21, oltre il 65% degli over‑65 si era vaccinato contro l’influenza. Ma oggi quello slancio si è affievolito, e i numeri sono tornati, anzi, scesi, sotto le soglie prepandemiche.
Nella stagione 2023‑24, secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute, solo il 53,3% degli anziani ha ricevuto il vaccino antinfluenzale. È una cifra ben lontana dall’obiettivo del 75% fissato dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale. A questo si aggiunge un dato ancora più critico: meno di un anziano su due si è effettivamente vaccinato nelle regioni del Sud Italia, dove le differenze territoriali si fanno sentire in maniera marcata.
Ma se il quadro dell’influenza non è confortante, quello legato al COVID‑19 è ancora più desolante. Nei mesi invernali tra il 2024 e il 2025, appena il 5,8% degli over‑80 ha ricevuto il richiamo del vaccino contro il coronavirus. Si tratta di una percentuale tra le più basse in Europa, dove la media si aggira comunque su livelli già modesti, poco sotto l’11%. Nelle fasce più giovani, tra i 60 e i 69 anni, il dato precipita a poco più dell’1%. In alcune regioni meridionali, come la Campania, si è registrato un tasso di copertura tra gli anziani inferiore al 4%.
I motivi di questo calo sono diversi . In primo luogo, la percezione del rischio si è abbassata. Dopo gli anni intensi della pandemia, molte persone considerano ormai i vaccini come “non più necessari”, soprattutto se hanno già contratto l’infezione o se percepiscono il virus come meno aggressivo. A questo si aggiunge un crescente scetticismo alimentato dalla disinformazione, che continua a circolare con forza anche tra la popolazione anziana.
Ma le responsabilità non sono solo individuali. Il calo della spesa pubblica in prevenzione – stimata in una riduzione del 18% nell’ultimo anno secondo la Fondazione Gimbe – ha reso meno capillari le campagne di vaccinazione. Mancano comunicazione efficace, medici di base adeguatamente supportati, e spesso anche la logistica necessaria per raggiungere le fasce più isolate della popolazione.
C’è poi un altro elemento da non sottovalutare: molte vaccinazioni raccomandate per gli anziani – come quelle contro il pneumococco, l’herpes zoster o il virus respiratorio sinciziale – restano ancora poco conosciute e scarsamente promosse, sia tra i cittadini sia tra gli operatori sanitari. Risultato? Si evita la vaccinazione rischiando di contrarre malattie pericolose sopratutto per una età avanzata.