Il 63% dei pensionati soffre di almeno una malattia cronica, o non è autosufficiente, con punte dell’82,9% al Sud. E per fare fronte a esami e screening, solo nell’ultimo anno, il 67,9% si è rivolto a strutture di cura private attingendo al proprio portafoglio per pagare le spese, con picchi dell’81,4% nel Lazio e del 75,6% in Liguria. Ma solo il 7,4% possiede una assicurazione sanitaria integrativa.
E’ quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio Permanente sulla Silver Economy di CNA Pensionati condotta su un campione 3.600 associati e realizzata dal Centro Studi Tagliacarne, presentata oggi a Roma nel corso dell’Assemblea dell’Associazione.
Costi delle cure private, non sono un problema solo per un pensionato su tre
Entrando nel dettaglio, quasi un pensionato su due ha speso meno di mille euro per curarsi in strutture private. Mentre il 13,9% ha pagato tra mille e 3mila euro e il 5% più di 3mila euro. Tuttavia, solo per un terzo degli intervistati la spesa non è stata un problema perché dispone di un reddito adeguato, mentre il 29,2% ha fatto ricorso ai risparmi, il 4,5% è stato aiutato da parenti e amici e l’1,2% si è indebitato o ha venduto beni.
Trovare la struttura sanitaria più a portata di mano non è sempre facile
Soltanto il 54,8% degli intervistati sa dove sia ubicata la struttura di assistenza più vicina, ma il 27,3% non può raggiungerla a piedi e necessita di qualcuno dal quale farsi accompagnare, con punte in Piemonte e in Sicilia (29%) e nell’hinterland delle grandi città (42,1%). Anche le case di comunità, così come altri nuovi modelli di assistenza territoriale, sono sconosciute ai più: il 62,7% degli intervistati non ne ha mai sentito parlare o non ha capito come funzionano. Una quota quest’ultima che sale al 74,3% in Veneto, al 72,9% in Umbria, al 71,2% nelle Marche ed è generalmente elevata tra le donne (67,4%).
Il 65% vorrebbe essere curato a domicilio
La cura a domicilio è senza dubbio tra le tipologie di assistenza potenzialmente più gettonate. Quasi la metà dei pensionati (48,9%) preferirebbe infatti essere curato a casa con un’assistenza programmata con medici e infermieri, e il 16,2% sempre a casa, ma avendo a disposizione un rifermento telefonico in caso di bisogno. Queste aspettative presuppongono, però, un sistema di assistenza territoriale adeguato, che sembra davvero ancora lontano.