Occorre imprimere una forte accelerazione alla campagna vaccinale. Compatibilmente alla velocità con cui arriveranno le dosi e all’efficacia dell’Ue a trattarne la consegna di nuove. E’ questa la preoccupazione di Mario Draghi, Presidente del Consiglio incaricato che, mentre porta a termine le consultazioni e si confronta con il rompicapo della squadra di governo, già si comporta da comandante in capo.
Draghi, infatti, lo ha ripetuto ai partiti durante i suoi colloqui: “Questa è una priorità per l’Italia”. Avanti tutta, quindi, magari mettendo in campo più personale, coinvolgendo la Protezione Civile e i medici militari per le somministrazioni, progettando anche una migliore logistica insieme a una piattaforma digitale e un call center per le prenotazioni. Intanto le prime 249mila dosi di Astrazeneca destinate agli under 55 sono state tutte consegnate, ma le vaccinazioni per questa fascia non sono ancora partite in nessuna regione. Tempi più lunghi, invece, richiederà l'altro aspetto al quale Draghi ha fatto un accenno nei colloqui: la possibilità di produrre i vaccini in Italia. Anche se si raggiungessero gli accordi con le case farmaceutiche in tempi brevi, potrebbero servire mesi per adeguare gli impianti delle aziende.
Il nuovo piano vaccinale
Partito il nuovo piano del ministero della Salute illustrato ieri alle Regioni che prevede entro la fine di marzo l'arrivo di 14,5 milioni di dosi: 9,1 da Pfizer, 4,165 da Astrazeneca e 1,3 da Moderna. Un piano che - si legge sull’Ansa - la Conferenza delle Regioni ritiene "in questa fase di difficile applicazione per la carenza delle dosi di vaccino disponibili e per l' indeterminatezza di alcune indicazioni". In particolare, ad avviso delle Regioni "risulta necessario chiarire in maniera più specifica quali sono i target prioritari da vaccinare"; urgono poi le "indicazioni necessarie a consentire da subito l'utilizzo del vaccino Astrazeneca, partendo dal personale scolastico" e valutando, con Aifa, la possibilità di estenderne l'utilizzo anche agli over 55. Ultimo punto: verificare ulteriori vaccini disponibili sul mercato.
Le fasi di vaccinazione
Sono tre le categorie prioritarie a cui si sta somministrando già ora il vaccino: personale socio sanitario, Rsa e anziani over 80. In tutto quasi 6,5 milioni di persone. Contemporaneamente però si procederà in parallelo su due fronti. Il siero di Pfizer e Moderna sarà destinato ad oltre 25 milioni e 800 mila italiani: persone estremamente vulnerabili di ogni fascia d'età (chi ha malattie respiratorie o cardiocircolatorie, diabetici e obesi); anziani tra 75 e 79 anni; anziani tra 70 e 74 anni; persone vulnerabili fino a 69 anni; persone tra 55 e 69 anni che non presentano rischi specifici.
Under 55
L'ultima categoria indicata, quella delle persone tra 16 e 55 anni che non presentano rischi specifici - 29.051.793 italiani – sarà vaccinata invece con Astrazeneca, come i 3.894.847 cittadini sotto i 55 anni appartenenti a personale della scuola, forze armate e di polizia, personale carcerario e detenuti, soggetti impiegati nei luoghi di comunità e gli altri servizi essenziali. La novità è che queste vaccinazioni potranno partire parallelamente alle altre. In buona sostanza anche gli italiani più giovani potranno essere vaccinati a stretto giro di posta. Forse prima dell’estate.
I numeri dei vaccini
Nel documento che illustra il Piano vaccinale ci sono le stime delle potenziali quantità di dosi di vaccino disponibili in Italia nel 2021 e nel 2022. Nel primo trimestre sono 14 milioni e mezzo. Nel secondo trimestre 64,5 milioni, nel terzo trimestre 68 milioni, nel quarto 28,2 milioni. Atri 28 milioni sono attesi nel primo trimestre del 2022 e 20 milioni nel secondo. Il totale è di 224 milioni di dosi così divise: 40,6 milioni del vaccino Pfizer, 40,1 di quello Astra Zeneca, 40,3 milioni del Sanofi dal 2022, quasi 29,9 del Curevac, 26 milioni di Johnson & Johnson e 21.1 di Moderna.