L’invecchiamento della popolazione, l’incremento delle malattie croniche, la diversità culturale, e le sfide sociali pongono nuove domande alla sanità. Come affrontare le nuove sfide legate alla salute e alle nuove fragilità? E cosa sta facendo la Regione Emilia-Romagna in proposito? CNA Pensionati ER ha voluto dedicare una mattina di condivisione, rivolta ai dirigenti della Direzione regionale CNA Pensionati, ai Segretari CNA Pensionati territoriali e ai colleghi delle CNA territoriali interessati ad approfondire questi temi. «L’iniziativa è stata promossa da CNA Pensionati Emilia-Romagna in accordo con CNA Emilia-Romagna – riferisce Salvatore Cavini, presidente regionale CNA Pensionati – a sottolineare quanto sia importante tenere monitorato lo sviluppo della medicina territoriale che rappresenta la Sanità del futuro e quanto sia importante comunicare e informare correttamente i nostri soci, pensionati e imprenditori». Nel contesto di una profonda trasformazione del sistema sanitario, la Regione Emilia-Romagna abbraccia la sfida di potenziare la medicina territoriale attraverso i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Tra gli obiettivi quelli della creazione di reti di prossimità, strutture intermedie, e l’implementazione della telemedicina per migliorare l’assistenza sanitaria territoriale. Le “Case di Comunità” emergono come il fulcro di questa rivoluzione. Queste strutture, eredi delle vecchie case della salute, rappresentano una novità di rilievo. Questi luoghi diventeranno il punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie, coordinando tutti i servizi sul territorio. Qui opererà un team multidisciplinare, garantendo la presenza di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità e altri professionisti della salute. Entro il 2030, l’obiettivo ambizioso è di estendere il numero di queste strutture a 170, aprendo la strada a un approccio più completo ed inclusivo. Le Case di Comunità sono punti di riferimento fisici facilmente accessibili, dove i cittadini possono trovare assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale. Ma cosa le rende così speciali? Le Case della Comunità si propongono di rispondere a questa domanda complessa, fornendo un luogo dove professionisti di diverse discipline collaborano per affrontare la molteplicità di problemi presenti nelle nuove dinamiche di salute. Gli ospedali di comunità, parte integrante di questa rivoluzione, accoglieranno pazienti non acuti, ma con richieste assistenziali significative. Grazie a una maggiore appropriatezza delle cure, queste strutture ridurranno gli accessi impropri ai servizi ospedalieri tradizionali, alleviando il carico sui Pronto Soccorso. La dottoressa Sabrina Gabrielli, Responsabile della Casa di Comunità e Direttrice dell’OSCO del Circondario ASL Imolese, spiega che questi luoghi sono il risultato di una collaborazione integrata e multidisciplinare tra professionisti. Entro il 2030, queste strutture si evolveranno ulteriormente per garantire ai cittadini un punto unico di accesso per servizi sanitari, sociosanitari e socioassistenziali, migliorando la tempestività e la qualità dell’assistenza. La rivoluzione della sanità in Emilia-Romagna è un viaggio verso nuovi modelli di cura, prossimità e innovazione. Con il Pnrr, la regione si prepara a superare le sfide emergenti, posizionandosi come pioniera in un approccio che mette la comunità al centro della salute e promuove la continuità dell’assistenza.